CINEMA TEATRO FILO

MER 27 OTT - ORE 18.00 E 21.00
DOM 31 OTT - ORE 21.00
BIGLIETTO UNICO 7 EURO
EFFETTO NOTTE
Regia di François Truffaut.
Un film con Jacqueline Bisset, François Truffaut, Valentina Cortese, Jean-Pierre Aumont, Alexandra Stewart.
Commedia - Francia, 1973, durata 115 minuti.

A Nizza un regista gira la storia di una sposina che fugge col suocero, e il set vive la mobilitazione incrociata di crisi e sentimenti tra personaggi della finzione e della realtà. Celebratissimo (premio Oscar per il miglior film straniero), e il più sincero e interessante, tra i film sull’amour du cinéma: Truffaut rende omaggio a Welles, a Renoir, a Hitchcock, ma soprattutto dà splendida messinscena “alla domanda che mi tormenta da trent’anni: il cinema è più importante della vita? [...] Non ci sono intoppi nei film, non ci sono rallentamenti, i film vanno avanti come treni nella notte”. Effetto notte è il ‘film su un film’ per eccellenza, un vertiginoso gioco di specchi fra realtà e finzione. “Sei un bugiardo” scrive Godard al regista dei 400 colpi dopo averlo visto. Ma cosa sono per Truffaut i film se non il più meraviglioso degli inganni.


tantissimo a farlo, nella misura in cui, per esempio, ho girato film dedicati ai libri in genere,
come Fahrenheit, o a un libro particolare, come Le due inglesi. Il mestiere del regista è misterioso per
tutti: lo avvertiamo dalle domande che ci rivolgono e alle quali facciamo fatica a rispondere. Durante la
guerra chiesi a un adulto: “In quanto tempo si fa un film?” E lui mi rispose: “In tre mesi”. Ecco, così
appresi che ciò che succede sullo schermo in due ore era girato in tre mesi. Ma all'interno di questi tre
mesi tutto è mistero. A dir la verità, ogni volta che giravo un film pensavo a quanto sarebbe stato
François Truffaut in François Truffaut. Tutte le interviste sul cinema, a cura di Anne Gillain, Gremese,
Roma 2005

“Non dirò tutta la verità sulle riprese, ma solo cose vere, che si sono verificate realizzando film miei o di 
altri”. Effetto notte sarà quindi una dichiarazione di fedeltà al cinema, la cosa che egli ama di più al mondo 
e che spesso viene prima della vita privata, prima della vita tout court. Ciò che per lui è generalmente 
frustrante raccontare nelle interviste con i giornalisti, ciò che sarebbe privo di interesse se descritto in un 
documentario sui propri film, può essere rivelato grazie alla finzione. Effetto notte mescola in qualche 
modo documentario e fiction: sarà un film vero e sincero su un mondo fittizio, quello del cinema, in cui 
“si passa il tempo a baciarsi, perché bisogna far vedere che ci si ama” come dirà uno dei personaggi del 
film. Un'unanimità di facciata, un mondo di false apparenze, che solo la moglie del segretario di 
produzione, isolata in un angolo del set, smitizza: “Che cos'è questo cinema? – grida – che cos'è questo 
mestiere in cui tutti vanno a letto con tutti? In cui tutti si danno del tu, in cui tutti mentono. Ma che cos'è? 
Voi lo trovate normale? Ma il vostro cinema, il vostro cinema, io lo trovo irrespirabile. Io lo disprezzo, il 
cinema”. Truffaut, che raramente dà del tu ai suoi collaboratori, si sforza, sotto i panni di Ferrand, di dare 
del cineasta al lavoro un'immagine neutra, professionale, soprattutto non quella di un artista. Ma ha molta 
voglia di mostrare l'altra faccia del cinema, l'eccitazione delle riprese, la riuscita di un'impresa, i legami 
di amicizia e talvolta le storie d'amore. Malinconie, mancanza di ispirazione, litigi: nulla, neppure la morte 
ferma il film, che è come “un treno nella notte”.
Antoine de Baecque, Serge Toubiana, François Truffaut. La biografia, Lindau, Torino 2003


I film dei maestri...

Dell'amore per il cinema, Effetto notte trabocca. Ogni sua inquadratura è un atto d'amore, oltre che una questione di morale; un omaggio deferente e appassionato, una dichiarazione di riconoscenza e di affetto. Da una simile cascata di citazioni, rimandi e allusioni più o meno scoperte, non si può che tentare di estrapolare le più significative: la dedica del film a Lilian e Dorothy Gish, le due grandi attrici del muto; le citazioni di un film di Hitchcock, Stage-fright, ovvero Paura in palcoscenico (“Do you have stage-fright?”, domanda Alphonse a Julie che sta per girare la sua prima scena); quella di Le Chagrin et la pitié, film di Marcel Ophüls (è il soprannome affibbiato dalla troupe al segretario di produzione e alla gelosissima moglie); l'omaggio a Fermata d'autobus di Joshua Logan (di cui si ripete nel finale una battuta: “Lei ha conosciuto molti uomini, io ho conosciuto poche donne...”); quello a Jean Renoir (Joëll dice a un certo punto: “Io sono come il vecchio cuoco di La Règle du jeu, ammetto le diete, ma non le manie”); quello, ancor più importante, fatto a Orson Welles (nell'inserto ricorrente del sogno di Ferrand, un bambino ruba nella notte e con l'aiuto di un bastone le fotografie di Quarto potere esposte nell'atrio del cinema. Analogamente, si ricorderà, Antoine in I 400 colpi si appropriava di una foto della protagonista di Monica e il desiderio, il film di Bergman). Senza dimenticare che quando Alexandre evoca le sue ventiquattro morti sullo schermo, ripete una frase di Humphrey Bogart; e che, quando Pamela racconta della varicella che le ha impedito di andare in vacanza, ricorda il personaggio interpretato dalla stessa Bisset in Due per la strada di Stanley Donen. Ancora a proposito di Julie Baker, l'attrice dai nervi fragili che ha sposato il proprio dottore, non è difficile riconoscere l'allusione a Audrey Hepburn, che ha fatto la stessa cosa. Poi, una sfilza di nomi, sempre gli stessi, in fondo: Jean Vigo (a cui è dedicata una strada di Nizza percorsa dalla troupe), Cocteau, il cui nome compare su di un pannello nel camerino di Julie, Fellini (ne parla la Cortese), e infine Buñuel, Bresson, Dreyer, Lubitsch, Hawks, Bergman, Godard: sono i titoli di altrettanti libri che Ferrand estrae da un pacco durante la telefonata al musicista Georges Delerue.


… e i film di Truffaut

Effetto notte è anche – rispetto all'opera di Truffaut – il film della sintesi: dunque, il film in cui tutti si ritrovano per esservi citati. Ai 400 colpi si allude nella battuta rivolta all'indirizzo di Jean-Pierre Léaud: “Non è perché uno ha avuto un'infanzia difficile che deve credere di farla pagare a tutti”. Domicile conjugal è più volte ricordato: vi si fa cenno, parlando di un adattamento di Primo amore di Turgenev, con una giapponese nel ruolo della ragazza e Léaud nella parte di un giovane francese; inoltre Alphonse è il nome del figlio di Antoine Doinel. Il gatto che lecca il latte sul vassoio fuori dalla porta è una citazione de La calda amante, mentre Fahrenheit 451 è indirettamente ricordato a proposito delle difficoltà impreviste e soprattutto della necessità di concludere le riprese in un tempo inferiore al previsto. Più esplicito il rimando alle Due inglesi con l'apparizione casuale di una copia della statua di Balzac, visitata da Claude Roc al museo Rodin. Julie Baker, stupenda apparizione che compete in fascino e in bellezza con un'altra apparizione, la Delphine Seyrig di Baci rubati, ricorda a Léaud con le parole di quest'ultima che “tutti sono magici o nessuno è magico”. Julie è anche il nome della protagonista de La sposa in nero e della Sirène, mentre Jules e Jim è ricordato nella persona dell'indimenticabile interprete, Jeanne Moreau, della quale si citano alcune importanti interpretazioni. Infine, la scena conclusiva di Effetto notte, con la neve (artificiale) e il colpo di pistola, non può non far pensare al tragico epilogo di Tirate sul pianista, con la morte di Lena.
Alberto Barbera, Umberto Mosca, François Truffaut, Il Castoro, Milano 1995





(fonte - https://www.mymovies.it)