CINEMA TEATRO FILO

GIO 7 OTT - ORE 21.00
VEN 8 OTT - ORE 21.00
SAB 9 OTT - ORE 18.30 / 21.00
DOM 10 OTT - ORE 16.00 / 18.30
MER 13 OTT - ORE 21.00 - EURO 6,50
IL MATERIALE EMOTIVO
Regia di Sergio Castellitto.
Un film con Bérénice Bejo, Sergio Castellitto, Matilda De Angelis, Clementino, Nassim Lyes.
Commedia, - Italia, 2021

Vincenzo vive fuori dal mondo, rintanato dentro la sua libreria parigina. Al piano di sopra, altrettanto fuori dal mondo, la figlia Albertine resta chiusa in un mutismo selettivo, da quando un incidente (che forse tanto casuale non è stato) l'ha confinata su una sedia a rotelle. Intorno a loro circola una piccola galleria di passanti più che di personaggi: gli infermieri Gerard e Colombe, un giovane prete, un clochard, un cleptomane letterario e Clemente, il ragazzo napoletano che porta a Vincenzo la colazione. Ma è solo quando l'attrice Yolande irrompe nella sua vita che Vincenzo si scuote dal proprio torpore esistenziale: Yolande è un fiume in piena, e tramite lei Vincenzo dovrà confrontarsi con quel "materiale emotivo" tanto a lungo trattenuto.


La coproduzione è italofrancese e gran parte del testo originale è recitato nella lingua d'oltralpe, mentre l'ambientazione è una Parigi che sembra uscita da un libro di illustrazioni.

La letteratura è al centro della storia, soprattutto in quanto fuga dal reale: Vincenzo cita Wilde e Hemingway, Goethe e Boris Vian, Yourcenair e Dostoevsky, e legge Calvino e Cervantes alla figlia che si chiama Albertine come il personaggio elusivo e misterioso che attraversa tutta la "Recherche" proustiana, dando corpo (letterario) all'inafferrabile e all'inconoscibile. E il teatro è al centro della vita scombinata di Yolande, ma è anche la cifra stilistica di un film che si conferma rappresentazione da palcoscenico con la chiusura del sipario finale. Ci sono anche gli easter egg dedicati al cinema: la voce di Jeanne Moreau nella raffinata colonna sonora, il poster di Le notti bianche nella libreria di Vincenzo, l'insegna stradale dedicata a Serge Reggiani.


Il rischio è quello che Il materiale emotivo sia vissuto dagli spettatori come un esercizio di stile, poiché questa finzione manifesta e questa impollinazione incrociata fra letteratura e teatro confina la cinematografia all'interno di una componente formale che lascia poco spazio a quel "materiale emotivo" (che peraltro lo stesso Vincenzo definisce "un ossimoro") evocato fin dal titolo. Se da un lato l'esperimento linguistico di Castellitto dimostra coraggio, così come sono coraggiose alcune sue scelte registiche, dal piano sequenza iniziale alle scene oniriche che riguardano Albertine, dall'altro finisce per rendere eccessivamente finzionali anche le irruzioni di Yolande, che ha il bel viso intenso di Bérénice Bejo, e le fughe all'esterno della donna insieme a Vincenzo.


Allo stesso modo l'impronta letteraria dei dialoghi li rende innaturali al punto da non lasciare spazio ai sentimenti reali che a poco a poco crescono dentro Vincenzo, e neppure la recitazione di Castellitto, sempre ad un livello elevato, riesce a smarcarsi dai canoni formali imposti da una sceneggiatura e da una messinscena che, nel raccontare un uomo ingabbiato dalle parole scritte, alla fine intrappolano anche il suo anelito di libertà. Allo stesso modo alcune sottolineature registiche - il 360° intorno ai personaggi, la fotografia delle macchine da autoscontro - rischiano di risultare più retoriche che poetiche. Il materiale emotivo dovrebbe essere un'ode alla capacità di lasciarsi (di nuovo) andare alle emozioni, e invece rimane confinato nella sua finzione a oltranza: una finzione elegante e curata che però lascia poco spazio agli squarci di verità che dovrebbero costituirne la rivelazione essenziale.

(fonte - https://www.mymovies.it)

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