CINEMA TEATRO FILO




MER 11 NOVEMBRE - ORE 20.30
BIGLIETTO UNICO 6,00 EURO
BANKSY
L'ARTE DELLA RIBELLIONE
Regia di Elio Espana.
Un film con Banksy, Felix Braun, Ben Eine.
Documentario, - Gran Bretagna, 2020, durata 112 minuti.

Tutti conoscono Banksy. E in tanti lo amano. È talmente noto che il termine "the Banksy effect" è diventato ormai un detto comune. L'"effetto Banksy" ha spopolato da anni e non cessa di espandersi. Lo street artist inglese è di fatto patrimonio della cultura e dell'immaginario popolare collettivo come una pop star, o come un politico. Banksy. L'arte della ribellione il film diretto da Elio España, è una riprova che di questa figura, ormai non più così misteriosa, c'è sempre qualcosa da raccontare.



A differenza di altri film come Exit through the gift shop, diretto dall'artista stesso, ma che rimane un escamotage per narrare un altro provocatore quale è Mr. Brainwash con le sue dubbie opere, o l'italiano L'uomo che rubò Banksy di Marco Proserpio dello scorso anno, che si concentra sull'opera "rubata" da un muro - ora famosissimo - in Palestina, Banksy - L'arte della ribellione cerca di addentrarsi nella figura del graffitaro in maniera più approfondita.

Il documentario infatti utilizza l'artista di Bristol per sviluppare una sintesi sulla storia dell'Inghilterra attraverso alcuni capisaldi socio-politico-culturali. Dagli allarmanti movimenti in strada del 1979, dove i giovani attuavano una rivoluzione contro il bigottismo e le catene comportamentali di Margaret Tatcher, alla nascita delle varie sottoculture underground che facevano capolino dalle discoteche e dai locali inglesi in cui iniziava a farsi sentire la musica punk, e poi quella tecno insieme alle varie sperimentazioni chimiche legate agli acidi e alla LSD, fino allo scoppio delle mode accreditate dal pubblico e dalla massa. E Banksy era li, acuto osservatore e ironica cartina tornasole.

Nato a fine degli anni Settanta, cresciuto negli Ottanta e, attraverso le sue prime azioni con le più note crew di graffitari della periferia inglese - Bristol, la sua città, rimarrà sempre la matrice principale -, attivo dalla fine degli anni Novanta, Banksy si fa via via conoscere con un semplice gesto: unire all'immaginario generico un messaggio chiaro e semplice che possa essere da tutti compreso.

Con una bravura stilistica riconoscibile: era il più talentoso nel dipingere "free hand", a mano libera, in velocità. L'arte di strada non è più nascosta tra i treni dove si rischia la vita per dipingere, o sui muri più segreti delle strade darkettone della Londra postindustriale, ma viene spostata in centro, alla mercè di tutti. Banksy, così come raccontano testimoni attivi del mondo dei graffiti inglese, tra cui il mitico Eine - quello delle "letterone" circus colorate per le strade di Londra -, Alan Ketz, Scape Martinez, fino al suo manager Steve Lazarides, ha una rapida evoluzione sia nella street art, di cui sovverte un po' le regole, che nel mercato dell'arte.

I suoi temi ricorrenti - i topolini tratti dall'artista francese Le rat, le bambine con i palloncini a forma di cuore, i poliziotti inglesi, i soldati che al posto delle armi portano fiori, gli smile, i mickey mouse... - viaggiano dalle strade del suo paese a quelle dell'Europa - Parigi, Berlino... -, fino alla Palestina e New York, giungendo ad esporre in gallerie private e poi nei musei.

Interessante, dal punto di vista mediatico, la sostituzione di opere storiche nei musei con dipinti realizzati da lui, per cogliere di sorpresa il pubblico retrò e stantio di quei luoghi. Per poi giungere a un palcoscenico "alto" come quello della casa d'aste Sotheby's, dove il famoso, piccolo - e semplice nella fattura e nel messaggio - dipinto della "bambina col palloncino", "Girl with Balloon", viene battuto per 1 milione e 42 mila sterline, per poi essere auto distrutto pochi attimi dopo la vendita, da un meccanismo inserito nel retro della tela. Un altro successo, un altro scherzo.

Dai treni alle strade del centro. Dall'immagine alla parola. Questo è il percorso definito, chiaro e documentato, azione dopo azione, tra Londra, Parigi, New York, fino a Venezia, in cui le svariate operazioni di Banksy si sono evolute focalizzandosi su problematiche ben più gravi rispetto alla sua estetica. Atti critici che, diventati popolari, hanno assunto un ruolo disneyano di intrattenimento, per citare Dismaland, la gigante installazione temporanea che Banksy creò nel 2015 come incubatore pop dove mostrare le sue opere e quelle degli amici. Un incubatore che ha contato 150 mila visitatori e 20 milioni di sterline in un mese di apertura.


(fonte - https://www.mymovies.it)