IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE
Regia di Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte .
Un film con Fabrice Luchini, Patrick Bruel, Zineb Triki, Pascale Arbillot, Marie Narbonne.
Commedia, Francia, 2019, durata 117 minuti.
Un film con Fabrice Luchini, Patrick Bruel, Zineb Triki, Pascale Arbillot, Marie Narbonne.
Commedia, Francia, 2019, durata 117 minuti.
Arthur e César sono amici da quando entrambi frequentavano controvoglia lo stesso severissimo collegio. Ma non potrebbero essere più diversi: Arthur è un ricercatore medico puntiglioso e ossessionato dal rispetto delle regole; César è un guascone imprudente e trasgressivo che è appena stato sfrattato da casa sua in seguito alla propria bancarotta. E se Arthur, divorziato con figlia, sta ancora aspettando pazientemente che l'ex moglie torni a casa, César colleziona avventure senza legarsi a nessuna. Per un equivoco, Arthur viene a conoscenza della gravissima condizione medica di César, e César si convince che sia Arthur a trovarsi in punto di morte. Da quel momento i due faranno a gara per realizzare i desideri finali l'uno dell'altro, anche quelli più lontani dal proprio gusto personale: il che ha il vantaggio di sbloccare lo stallo esistenziale in cui si trovavano entrambi.
Il meglio deve ancora venire è scritto e diretto dalla coppia creativa francese formata da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, che avevano già scritto e diretto Cena tra amici (rigirato da Francesca Archibugi come Il nome del figlio) e sceneggiato Mamma o papà? (diventato in Italia il film omonimo diretto da Riccardo Milani).
Sulla scia del pluripremiato Truman (recentemente “rivisto” anche dal nostro Simone Spada con Domani è un altro giorno) i francesi Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte (già artefici del grande successo Cena tra amici) scrivono e dirigono Le meilleur reste a venir (Il meglio deve ancora venire, in Italia dal 2 aprile con Lucky Red): un film sull’amicizia e sulla morte declinato in commedia degli equivoci.
Il risultato, anche e soprattutto grazie all’interpretazione di due fuoriclasse come Fabrice Luchini e Patrick Bruel, è a tratti sorprendente.
Aiutati (e non poco) da uno script impreziosito di dialoghi che definire brillanti è riduttivo, Luchini e Bruel si sfidano costantemente su un terreno che li vede così opposti – fisicamente e caratterialmente – da rendersi tremendamente compatibili e affiatati: tanto composto e “prevedibile” Arthur quanto energico e ancora infantile César, troveranno il modo e il tempo di affrontare il viaggio (non solo emotivo) più importante della loro esistenza.
“Il dramma è l’unica materia valida della commedia”, dicono i due autori, che inevitabilmente hanno messo molto di loro dentro questa storia: si ride (molto) e difficilmente ci si potrà sottrarre dalla commozione.
Perché in Arthur e César, magari con esperienze e luoghi diversi, c’è anche qualcosa di tutti noi: e se tra gli ultimi desideri di uno c’è il poter rileggere tutto Proust e in quelli dell’altro il poter accarezzare un elefante, o guidare una Ferrari, o fare l’amore con due gemelle, resta comunque lo spazio (emotivo) per inserire anche le nostre cose, ancora da dire, ancora da fare, rimandate troppe volte o accantonate chissà dove.
(fonte - https://www.cinematografo.it/)
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2020,
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