VEN 4 FEB - ORE 21.00 SAB 5 FEB - ORE 18.30 / 21.00 DOM 6 FEB - ORE 16.00 / 18/30 / 21.00
STRINGIMI FORTE
Regia di Mathieu Amalric. Un film con Vicky Krieps, Samuel Mathieu, Erwan Ribard, Aurelia Petit, Aurèle Grzesik. Drammatico, - Francia, 2021, durata 97 minuti.
Il film è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione:
"Mettendo in scena un viaggio in macchina come fosse una lunga elaborazione del lutto, Amalric racconta il potere dell’immaginazione – e dunque del cinema – come unico cicatrizzatore possibile dei traumi, e lo fa attraverso un racconto che sa essere minimale e stratificato allo stesso tempo: un melodramma che sussurra con tragica dolcezza il bilancio di una vita e della sua fuggevolezza"
Se ne va una mattina presto Clarisse. Non sappiamo dove, non sappiamo perché. Davanti la strada, dietro due figli e un marito a cui tocca trovare le parole per dire l'assenza. Marc prepara un'altra colazione e cerca un senso per aiutare i ragazzi a continuare. Lucie col suo piano, Paul con le sue domande. Clarisse guida, vuole vedere il mare mentre immagina i suoi figli crescere e Marc invecchiare. Ma niente è come appare. I dettagli si accumulano con le polaroid e i ricordi, i luoghi e i volti, le melodie e gli oggetti, confusi, riordinati e di nuovo mischiati. Forse Clarisse non è mai partita.
Le note musicali, onnipresenti, sono il filo conduttore dell'emozione, dirigono il film verso una 'montagna' di dolore, svolgono un film che ne contiene due. Due film che raccontano la stessa fuga ma nel primo una donna fugge dalla casa dove vive con suo marito e i suoi figli, nel secondo fugge la loro assenza.
Difficile venire a capo della nuova e radicale opera di Mathieu Amalric senza rivelare troppo allo spettatore. Non si tratta di twist o di rivelazioni, ma del momento in cui comprendiamo cos'è davvero Stringimi forte. L'attimo in cui un film vince sull'altro, una delle due ipotesi è una proiezione mentale la cui logica ha tuttavia una sua legittimità. Prima, le due trame se la disputano al montaggio e in un tempo opaco dove i morti vivono e i vivi sono 'assenti'. Il racconto avanza, si arresta, fa marcia indietro, raddoppiato fino al punto di non sapere chi è il fantasma dell'altro.
Come aveva già fatto con Barbara, un anti-biopic caleidoscopico che coniugava più contesti, l'autore francese realizza un altro film che si prende tutto il tempo per disegnare il suo motivo. Un cinema di frammenti il suo già all'opera in La camera blu, 'schermo' quadrato, ossessione divorante, illusione ottica, immagini come carte da giocare. Stringimi forte rinforza la nota melodrammatica e abbraccia l'assenza. Imbarcato con la sua protagonista in un tourbillon interiore, il film materializza i suoi pensieri, i suoi desideri, le sue paure, l'abisso insondabile che fugge a bordo di una vettura vintage, precipitato di una vita fa e veicolo di una fuga disperata, di una ricerca tragica, di una liberazione.