CINEMA TEATRO FILO



VEN 11 FEB - ORE 21.00
SAB 12 FEB - ORE 18.30 / 21.00
DOM 13 FEB - ORE 16.00 / 18.30 / 21.00

IL DISCORSO PERFETTO
Regia di Laurent Tirard.
Un film con Benjamin Lavernhe, Alexandre Picot, Jean-Michel Lahmi, Laurent Bateau, Adeline D'Hermy.
Commedia, - Francia, 2020, durata 87 minuti.

Adrien ha trentacinque anni ed è in piena crisi di mezza età. Imbarazzante ed ipocondriaco, prende parte una sera a una cena di famiglia che sembra senza fine e, come se non bastasse, la sua fidanzata vuole rompere con lui. In più, il futuro cognato gli chiede di preparare un discorso per l'imminente matrimonio. Potrebbe andare ancora peggio?


DAL LIBRO DI FABRICE CARO, UN FILM TEATRALE CHE CONSEGNA A LAVERNHE IL SUO PRIMO RUOLO DA PROTAGONISTA

Diretto e sceneggiato da Laurent Tirard, Il discorso perfetto racconta la storia di Adrien, un uomo bloccato in una cena di famiglia durante la quale il padre tira fuori il solito aneddoto, la madre prepara l'agnello come d'abitudine e la sorella Sophie è assorta ad ascoltare il futuro marito come se fosse Einstein. Durante la serata, è però in attesa che Sonia risponda al suo messaggio e ponga fine alla "pausa" che gli ha imposto per un mese. La donna, però, non risponde. Come se non fosse già abbastanza, Ludo, il futuro cognato, gli chiede di fare un discorso al matrimonio. Il panico ha allora la meglio su Adrien. Ma se i discorso fosse in realtà la cosa migliore che gli potesse capitare?

Con la direzione della fotografia di Emmanuel Soyer, le scenografie di Arnaud Roth, i costumi di Maïra Ramedhan Levi e le musiche originali di Mathieu Lamboley, Il discorso perfetto è basato sull'omonimo romanzo di FabCaro, celebre disegnatore francese. Ha spiegato il regista: "Ho conosciuto FabCaro qualche anno fa. Amavo le sue opere e grazie ai social media ho potuto contattarlo, invitandolo a bere insieme un caffè. Avrei voluto allora acquistare i diritti del suo Zaï Zaï Zaï Zaï ma erano stati già presi (a pensarci bene, non avrei forse saputo come adattarli). Ho pensato ugualmente che un giorno avremmo lavorato insieme e quel giorno, quasi per magia, è arrivato solo sei mesi dopo dal nostro incontro. FabCaro aveva scritto un romanzo e mi ci buttai a capofitto. Sin da subito ne ho percepito il potenziale, ho chiamato lo scrittore e gli ho manifestato la mia intenzione di farne un film, a dispetto del suo scetticismo: secondo lui, un testo così introspettivo come il suo sarebbe risultato noioso sullo schermo. In fondo, mi diceva, accade tutto nella testa del protagonista Adrien e durante una pasto. Gli ho risposto che sarebbe stato esattamente il contrario: Il discorso perfetto parla di tutto. Da tempo, ero alla ricerca di qualcosa che fosse del tutto differente dai miei precedenti film, qualcosa che mi facesse correre dei rischi, ripartendo quasi da zero e senza i grandi budget a cui ero oramai abituato".

"Il libro - ha proseguito Tirard - non è scritto in maniera lineare. La narrazione è caotica proprio perché corrisponde a ciò che accade nella testa di Adrien, Volevo che il film non si allontanasse troppo dal testo di partenza e ho quindi optato per una sceneggiatura che fosse altrettanto destrutturata ma cinematografica e non letteraria. Ho analizzato il romanzo in maniera molto metodica, ho preso gli spunti migliori o gli aneddoti a prima vista insignificanti e ho anche sacrificato altri passaggi che mi piacevano. Ho anche lavorato molto sui personaggi, a partire ad esempio da Sophie, la sorella di Adrien a cui ho voluto regalare tutt'altra dimensione rispetto al romanzo".

Ha infine concluso: "Nel suo romanzo, FabCaro parla in primo luogo dell'angoscia e fa molti riferimenti alla sua vita privata per descrivere le dinamiche familiari e le nevrosi che le caratterizzano. Il tema del resto è quasi universale: nelle riunioni di famiglia, tendiamo tutti a parlare di banalità piuttosto che dirci semplicemente quanto ci vogliamo bene. Il film, invece, parla di me. Basta chiedere ai miei cari come mi comporto durante i pasti in famiglia: sono nel mio mondo, con la testa sempre piena di pensieri. Sono però felice di aver avuto la possibilità di cimentarmi con il tema dell'angoscia maschile, raramente affrontata in un film. Anche noi uomini possiamo andare in tilt quando aspettiamo un messaggio da una donna che amiamo. E poi ovviamente di aver potuto analizzare una famiglia con il suo carico di non detti e le sue goffaggini. Il discorso perfetto parla del nostro rapporto con gli altri".


(fonte - https://www.filmtv.it)





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