CINEMA TEATRO FILO



 


GIO 28 NOV - ORE 21.00
VEN 29 NOV - ORE 21.00
SAB 30 NOV - ORE 21.00
DOM 1 DIC - 16.00 / 18.30
ASPROMONTE
LA TERRA DEGLI ULTIMI
Regia di Mimmo Calopresti.
Un film con Valeria Bruni Tedeschi, Marcello Fonte, Francesco Colella, Marco Leonardi, Sergio Rubini. Drammatico - Italia, 2019, durata 89 minuti.


1951. Africo è un paesino arrampicato sulle montagne dell'Aspromonte i cui abitanti vivono ancora "cumm'e bestie", senza elettricità, acqua corrente, un medico condotto o una scuola. Il sindaco della marina, cioè il paese al mare, fa loro promesse di ammodernamento che regolarmente non mantiene, e gli africoti decidono di aiutarsi da soli costruendo una strada che colleghi il paese montano alla marina. Nel frattempo è giunta ad Africo una maestra di Como che non ha intenzione di andarsene come chi l'ha preceduta perché ha scelto di rendersi utile dove c'è più bisogno.
La maestra comincia a relazionarsi con gli abitanti: i bambini innanzitutto e poi tutta la comunità, fra cui spiccano il leader naturale Peppe, il combattivo Cosimo e il "poeta" Ciccio, anima contemplativa che intuisce il valore dell'istruzione anche se non ne ha mai ricevuta una. Ma il tentativo della comunità di migliorare le proprie condizioni ha vari nemici: dalle istituzioni al prepotente locale, Don Totò, che non vogliono che Africo partecipi alla (già lenta) evoluzione del Paese. Ciascuno rappresenta i freni che hanno tenuto il Sud lontano dal progresso: la politica, la criminalità più o meno organizzata, e le forze dell'ordine al servizio dell'una e al soldo dell'altra.


Aspromonte, la terra degli ultimi è l'omaggio che Mimmo Calopresti e il suo produttore Fulvio Lucisano fanno alle proprie origini calabresi, e si sente in ogni scena che arriva da un profondo attaccamento alle radici e da un genuino amore per la propria terra.

Il cast comprende calabresi doc come Marcello Fonte (Ciccio), Marco Leonardi (Cosimo) e Francesco Colella (Peppe), più due "forestieri" di nome: Valeria Bruni Tedeschi, già protagonista de La seconda volta, nei panni della maestra comasca e il pugliese Sergio Rubini in quelli di Don Totò. Questa sincerità di intenti fa perdonare al film una strizzata d'occhio di troppo all'estetica da Nuovo Cinema Paradiso, evocato anche dalla presenza di Leonardi e dalla scena finale, i cui dettagli non riveleremo.

Aspromonte è una favola arcaica color fango e miseria, un racconto simbolico e nostalgico che esprime una mitologia familiare e un'appartenenza territoriale tanto genuinamente (e visceralmente) sentita quanto lontana dalla quotidianità di Calopresti e Lucisano. In modo semplice (e talvolta didascalico) la sceneggiatura di Calopresti e Monica Zapelli punta il dito contro i mille freni al progresso in Calabria, dalla miseria che toglieva i figli dalle scuole per trattenerli nei campi al senso proprietario dei genitori terrorizzati all'idea che "se costruisci la strada tuo figlio sarà il primo a partire"; dall'ignoranza che rende impossibile viaggiare anche solo con la mente all'omertà che impedisce agli ultimi di denunciare i propri taglieggiatori.
Ispirato al romanzo "Via dall'Aspromonte" dello scrittore africota emigrato in Piemonte Pietro Criaco, il film di Calopresti racconta, benché con una certa convenzionalità di messinscena, lo strazio autentico di chi ha visto i luoghi della propria infanzia spopolarsi e diventare paesi fantasma, e il legame fortissimo che continua a vivere in chi è dovuto andare via, come il padre di Calopresti, emigrato a Torino per sfuggire a un destino segnato e crearne uno migliore per suo figlio.

Il regista ha ambientato interamente la sua storia in luoghi reali come Roghudi o Ferruzzano e ha cercato una fedeltà assoluta nella ricostruzione degli ambienti della sua memoria famigliare, ricreando un mondo del cuore di fatto scomparso, ma mai dimenticato.

(fonte - https://www.mymovies.it)

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