ANTEPRIMA MER 25 SET - ORE 21.00 BIGLIETTO 6 EURO VEN 27 SET - ORE 21.00 SAB 28 SET - ORE 18.00 / 21.00 DOM 29 SET - ORE 18.00 / 21.00 |
Regia di Chang-dong Lee.
Un film con Steven Yeun, Yoo Ah-In, Joong-ok Lee, Jong-seo Jun, Soo-Kyung Kim, Seung-ho Choi, Seong-kun Mun, Bok-gi Min, Soo-Jeong Lee, Hye-ra Ban, Mi-Kyung Cha.
Drammatico - Corea del sud, 2018, durata 148 minuti.
Festival di Cannes 2018
Un film con Steven Yeun, Yoo Ah-In, Joong-ok Lee, Jong-seo Jun, Soo-Kyung Kim, Seung-ho Choi, Seong-kun Mun, Bok-gi Min, Soo-Jeong Lee, Hye-ra Ban, Mi-Kyung Cha.
Drammatico - Corea del sud, 2018, durata 148 minuti.
Festival di Cannes 2018
Jong-su è un aspirante scrittore che vive di espedienti. Quando incontra per caso Hae-mi non la riconosce, ma la ragazza si ricorda di lui e lo persuade a prendersi cura del suo gatto. Jong-su si innamora, ma Hae-mi parte per l'Africa: al suo ritorno è accompagnata dal misterioso e facoltoso Ben.
Come Little Forest, anche Burning deriva da uno spostamento fra Giappone e Corea del Sud: il Giappone di Murakami, autore del racconto alla base del film (Granai incendiati), e la Corea del Sud di Lee Chang-dong, regista del memorabile Poetry (Tucker Film – 2011), che ha saputo trasformare quelle brevi pagine in un massiccio “romanzo cinematografico”. Un potentissimo dramma dell’anima che osserva la sintassi del mistery-thriller, scavando dentro le inquietudini e le ombre di uno strano triangolo (amoroso?). Ieri e oggi, ricchezza e povertà, dovere e piacere: tutto è doppio, tutto può doppiamente ingannare gli occhi e il cuore… Per Barack Obama, icona stessa dell’Occidente contemporaneo, il miglior titolo del 2018.
Come Little Forest, anche Burning deriva da uno spostamento fra Giappone e Corea del Sud: il Giappone di Murakami, autore del racconto alla base del film (Granai incendiati), e la Corea del Sud di Lee Chang-dong, regista del memorabile Poetry (Tucker Film – 2011), che ha saputo trasformare quelle brevi pagine in un massiccio “romanzo cinematografico”. Un potentissimo dramma dell’anima che osserva la sintassi del mistery-thriller, scavando dentro le inquietudini e le ombre di uno strano triangolo (amoroso?). Ieri e oggi, ricchezza e povertà, dovere e piacere: tutto è doppio, tutto può doppiamente ingannare gli occhi e il cuore… Per Barack Obama, icona stessa dell’Occidente contemporaneo, il miglior titolo del 2018.
I ritorni artistici dopo un lungo silenzio generano enormi aspettative e amplificano i rischi. In qualche caso, raro, permettono di valutare appieno il peso di un artista e gli regalano il tempo necessario perché questi liberi il suo estro in un'opera memorabile.
Lee Chang-dong (Poetry, Secret Sunshine) non è nuovo a prendersi delle pause, ma Burning meritava tutto il tempo che il regista si è preso, ovvero otto lunghi anni di lontananza dalla macchina da presa. Un film-enigma, in cui la soluzione è plurima o forse inesistente, una contorta macchinazione che accumula menzogne su menzogne per dare senso a ciò che non ne ha. La natura sfuggente e non lineare di Burning diviene la perfetta fotografia della contemporaneità, l'unico modo di raccontare un presente complesso e terribile, di difficile lettura.
Attraverso il personaggio del taciturno Ben, Lee delinea un ritratto implacabile dell'invisibilità del male: Ben è ricchissimo, annoiato e portato inevitabilmente a osservare i piccoli uomini che gravitano attorno a lui come burattini impazziti, vulnerabili e manipolabili. Un mondo in cui le differenze sociali, la violenza e il pregiudizio sono più forti che mai e più inafferrabili che mai, nascosti sotto strati di maschere e sorrisi. In cui c'è chi brucia e chi protegge, chi gioca a fare dio e chi sogna, perché è tutto ciò che gli resta da fare.
Il dualismo che si instaura tra Ben e Jong-su, costruito apparentemente intorno al vertice di un triangolo scaleno (la bellissima Hae-mi), è lo scontro inevitabile di archetipi divergenti.Il confuso idealismo di Jong-su, gravato dal peso della miseria e del rimpianto, identifica in Ben ogni male, ma Lee non indica mai con assoluta certezza quanto si tratti di ossessione e quanto di realtà.
Il thriller allucinatorio di Burning si divide in due segmenti narrativi distinti: a fare da raccordo è una sequenza suggestiva e indimenticabile, in cui Hae-mi danza seminuda al tramonto sulle note di Miles Davis, liberandosi dai vincoli della società e, forse, della vita terrena. Un movimento sinuoso della macchina da presa, che segue la trance della ragazza per poi tornare sui due uomini in piano medio, senza troppo avvicinarsi ai loro volti e alla loro verità. Una danza delle ombre, un gioco di suggestioni che non ha fine, liberamente tratto da un testo di Haruki Murakami.
Ma il lavoro di messa in scena di Lee sconvolge lo spunto narrativo e introduce simboli carichi di nuovi significati. Il crescendo di paranoia che caratterizza l'ultima parte del film invita a rielaborare tutto quanto si è osservato sino ad allora, a cercare indizi in quelle che sembravano mere suggestioni. A comprendere quanti e quali significati possa nascondere il singolare passatempo di dare fuoco a serre abbandonate, o forse di estinguere giovani e problematiche vite. Comprendere Burning è come sbucciare un'arancia invisibile, di cui è impossibile dimenticare il sapore.
(fonte - https://www.mymovies.it)
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