CINEMA TEATRO FILO


GIOVEDÌ 7 GIUGNO - 21.00
BIGLIETTO UNICO 6,00 EURO
MARIA BY CALLAS
Regia di Tom Volf.
Un film con Maria Callas.
Documentario - Francia, 2017, durata 113 minuti.


Violetta fragile, Gilda risoluta, Norma autoritaria, Alceste vibrante, Medea incandescente, Amina incantevole, Aida toccante, Lucia leggendaria, Ifigenia sontuosa, Imogene travolgente, Lady Macbeth unica, Tosca sbalorditiva, Maria Callas è stata tutte, è stata tutto e ben altro ancora. Fu da principio il mistero di una voce. Infinitamente plastica, alle volte cruda, sempre anarchica. Una voce che oggi è una referenza assoluta. Una voce che si racconta nel documentario di Tom Volf, consacrato a un'artista capace di grandi sentimenti come le sue eroine, tutte colossali, immense, sconvolgenti. Perché Maria Callas resta un modello inavvicinabile di recitazione in musica, che accorda l'interpretazione vocale con quella scenica.



Declinato in tre grandi decenni (1950, 1960, 1970), Maria by Callas è una miniera di documenti (interviste, articoli, reportage, testimonianze, confidenze, registrazioni, foto rare di concerti, soirée di gala, viaggi e lunghi soggiorni a Parigi, New York, Londra, Milano), un archivio filmato che celebra un'artista che ha vissuto d'arte e d'amore.

Quello che dissimula dietro ogni intervista. Conversazioni franche, intercalate soltanto dalla voce di Fanny Ardant che 'rilegge' le lettere e le memorie intime di una donna disposta a rischiare tutto per raggiungere la perfezione nella sua arte. Fino al sacrificio, fino all'incandescenza. Fino a incendiare le convenzioni e l'interpretazione lirica. Culto che non smette di crescere, 'la Callas' ha rivoluzionato l'opera riscoprendo il bel canto, su cui deposita con impegno eroico la figura della 'diva assoluta', capace di interpretare tutti i ruoli e tutte le voci. Figura operistica per eccellenza, ha riconciliato tutti i pubblici coprendo lo iato tra la presenza scenica del soprano e la sua caratterizzazione narrativa. Al rilievo della voce aggiunge col contributo importante di Luchino Visconti, che le offrirà una Traviata da leggenda nel 1955 sotto la bacchetta di Carlo Maria Giulini, la drammaturgia dell'attore e del corpo.

Sacerdotessa, menade, demonio, nella diversità di divinità telluriche, schiave, geishe o principesse, porta in scena sempre se stessa, aprendo squarci abbaglianti di verità assoluta. Bagliori colti dalla sensibilità di Tom Volf che quarant'anni più tardi ne omaggia la 'presenza', restituendola a una verità sentimentale e musicale. Diva assoluta e inaccessibile fino alla sua morte, dalla sua voce ascoltiamo il racconto di un'altra Maria. Più intima, più vicina, più tormentata, in lotta perenne con se stessa, in lotta permanente tra espressione e melodia. Impossibile separare Maria dalla Callas, dichiara dallo schermo, lo spirito che le tempra è lo stesso e affonda nella grecità, che non fu mai mero dato biografico.

La Grecia, patria genetica ed estetica, diventa componente essenziale della sua arte e richiamo irresistibile per Pier Paolo Pasolini, che non l'ha mai vista a teatro ma pensa a lei con illuminazione meditata al momento di realizzare Medea. La sua musica nasce dallo spirito della tragedia, al punto da portare in scena opere classiche e fuori dai repertori consueti con una visione contemporanea dei miti e dei personaggi ("Ifigenia in Tauride", "Medea").

Alla maniera di Visconti o di Pasolini, Volf non è interessato al personaggio mondano, di cui gli echi scorrono opachi sullo sfondo. L'autore vede lucidamente la prima donna, l'artista moderna che si costruiva sotto gli occhi del pubblico, la forma e la misura del fenomeno Callas, ma piega l'immagine da rotocalco, l'infanzia infelice, la madre tiranna, il divorzio da Meneghini, la relazione con Onassis, il dimagrimento, l'overdose di solitudine, la morte tragica, al ritratto sincero che risorge a piena voce la femminilità intensa e la classicità profonda del soprano. Fulgore divino e umanissimo che ha soffiato sul mondo sempre un po' accademico del melodramma un alito rivoluzionario di cui avvertiamo ancora gli effetti. Col temperamento da grande tragica risolse le incongruenze del corpo, eludendo il gesto superfluo, definendo il suo personaggio con i 'colori', disegnandone la silhouette in favore di un'interpretazione decisamente drammatica. La Callas aveva finalmente dato un corpo alla voce, rendendo le sue esecuzioni definitive ma stimando sempre di poter fare meglio. Un bisogno eterno di andare più lontano.