CINEMA TEATRO FILO


GIO 31 MAGGIO - 21.00
VEN 1 GIUGNO - 21.00
SAB 2 GIUGNO - 18.30 / 21.00
DOM 3 GIUGNO - 18.30 / 21.00
MER 6 GIUGNO - ORE 21.00 - 6 EURO
LA TERRA DI DIO
Regia di Francis Lee.
Un film con Josh O'Connor, Alec Secareanu, Gemma Jones, Ian Hart, Liam Thomas, Melanie Kilburn.
Drammatico - Gran Bretagna, 2017, durata 105 minuti.


Johnny Saxby lavora dalla mattina alla sera nella fattoria di suo padre, colpito da un ictus. Solo e sfiancato nelle nebbie dello Yorkshire, reagisce alla frustrazione del quotidiano stordendosi di birra e di rapporti sessuali occasionali nel villaggio locale. Impossibilitato dalla malattia, il padre decide di affiancargli Georghe, un lavoratore stagionale rumeno della sua età. Pieno di valori positivi, il ragazzo rimette in piedi la fattoria e insegna a Johnny l'amore e la tenerezza. Una relazione intensa nasce tra i due uomini che cambia per sempre la vita di Johnny.
Opera prima di Francis Lee, premiato al Sundance per la regia, La terra di Dio racconta la ruvida educazione sentimentale di un giovane agricoltore che non ha mai imparato a sorridere.




Si farebbe perciò un torto al film riducendolo ai Segreti di Brokeback Mountain perché l'omosessualità dei due protagonisti, senza essere aneddotica o secondaria, non è al centro del racconto che accompagna la crescita psicologica e sentimentale del suo protagonista.

Nessuna tensione omofobica esplicita o implicita contribuisce a creare una tensione drammatica. L'ambiente in cui Johnny vive non è ostile alla sua vita sessuale (clandestina certo): suo padre, invalido e irascibile, gli muove molti rimproveri ma nessuno riguarda la sua vita privata, sua nonna piange apprendendo la verità ma non lo dissuade dal suo sentimento e la comunità mostra il proprio disappunto soprattutto per le sue cattive maniere e per la sua costante ubriachezza. Il merito di Lee è quello di cercare un'altra via, quella del (melo)dramma rurale e dell'osservazione delle tradizioni. La narrazione sarebbe stata insomma identica con un romance eterosessuale.

La terra di Dio, girato in una vera fattoria, è una splendida cronaca bucolica che fa eco al recente Petit Paysan di Hubert Charuel, realizzato con altrettanto rigore e precisione documentaria. Il paesaggio arido e freddo del West Yorkshire contribuisce alla bella riuscita del film, che alterna i primi piani ai campi lunghi, dove i corpi degli uomini, piegati sulla terra, sono chiamati a soffrire. Come Johnny che non ha scelta. Sua nonna e suo padre contano su di lui per risollevare i muri, riparare le staccionate, accudire il gregge, impedire che gli agnelli muoiano. Non ha tempo da perdere Johnny e nemmeno quello di amare. Almeno fino al giorno in cui alla fattoria arriva Georghe, volgendo una cronaca sessuale in melodramma romantico.

Eludendo l'idillio omosessuale e fuggendo i suoi cliché, La terra di Dio preferisce la riconciliazione e il romanticismo trattenuto, affondato in un terreno roccioso, simbolo di tutte le difficoltà, e un décor dove soltanto il belato delle pecore interrompe la monotonia e il torpore del paesaggio. Francis Lee, originario della stessa regione geografica e sentimentale del suo personaggio, rivela a ogni quadro il (suo) vissuto rurale. Le erranze affettive di Johnny sono le sue, autobiografiche, intime.
br/>Sono le emozioni di un ragazzo di campagna privato dell'amore e della tolleranza perché in quell'angolo di mondo la terra del titolo ha la precedenza su tutto, il tempo è consacrato alla sopravvivenza degli animali mai a se stessi. A questa constatazione terribile, punto di orgoglio di una solitudine arcaica, il regista oppone l'amore, l'insorgere di un amore quasi irreale in quella no man's land di mucche e steppe, venti e maree. Un gesto cinematografico rimasto senza eredi dal Maurice di James Ivory, un ritratto lirico che giura che la felicità esiste. Il volto di Josh O'Connor (Johnny) s'illumina letteralmente a misura del suo arrendersi all'amore. Johnny si fa bello come un'avvenire divenuto possibile.

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