MER 21 MAR - 21.00 INGRESSO LIBERO |
LOVING
Regia di Jeff Nichols.
Un film con Joel Edgerton, Ruth Negga, Alano Miller, Nick Kroll, Jon Bass, Bill Camp.
Genere Drammatico - Gran Bretagna, USA, 2016, durata 123 minuti.
Un film con Joel Edgerton, Ruth Negga, Alano Miller, Nick Kroll, Jon Bass, Bill Camp.
Genere Drammatico - Gran Bretagna, USA, 2016, durata 123 minuti.
Richard Loving vive in una zona rurale della Virginia americana. Sua madre fa la levatrice, lui è muratore, e si diletta a mettere mano ai motori delle automobili per farle vincere alle gare di strada. È innamorato di Mildred, ricambiato, e la porta a Washington per sposarla. Ma è il 1959 e la Virginia punisce con il carcere le unioni miste. Al bianco Richard e alla nera Mildred non resta che dichiararsi colpevoli e accettare un esilio di 25 anni in un altro stato. Grazie all'interessamento della lega per i diritti civili, il caso Loving versus Virginia arriverà fino alla corte Suprema.
Il bianco può essere un colore accecante e doloroso. È quello che sperimenta il personaggio di Richard Loving uscendo dal buio della notte e della cella e scontrandosi con l'abbagliante luce del sole e con la durezza dello sceriffo locale e della sua ideologia separatista.
Non lo sapeva ancora Richard, bianco tra i neri, ma, come Mildred (una donna del suo tempo, non certo una pasionaria), ne vede distintamente l'ingiustizia, la contraddizione con la natura stessa dell'amore.
Nelle argomentazioni dei detrattori del processo, che parlano di unioni contro il volere di Dio e di figli sbagliati, non è difficile sentir riecheggiare, oggi, argomenti di storia recente (negli Stati Uniti la Corte Suprema ha sentenziato da poco il diritto al matrimonio omosessuale), ma Loving non è un film a tesi e Jeff Nichols non è un regista interessato ad anteporre il fatto storico al dramma umano. Al contrario: il suo occhio rimane ancorato alla coppia, e in particolare al personaggio maschile, tanto nei rovesci che nelle schiarite, e il suo piede non esita a premere sul pedale della tensione e della minaccia incombente, anche quando non ce n'è reale necessità.
"Perché correvi a quel modo?" chiede Richard, angosciato, al cognato; "Io corro sempre a quel modo", è la risposta dell'altro, che si potrebbe attribuire a Nichols stesso. La sua consuetudine, però, non sta nella velocità ma nel procedere sgasando col freno a mano tirato, caricando di irrequietezza e paranoia le situazioni che mette in scena. Peccato che in Loving questa maniera del racconto non trovi un terreno adatto, come testimonia la scena-chiave dell'incidente del figlio, che suona stonata per non dire mal ideata tout court.
La comparsa di Michael Shannon, al limitare del tempo utile, fa sperare in un'impennata di cinema, ma resta invece un momento isolato, forse persino parzialmente tagliato al montaggio: un'apparizione che ha l'effetto di ricordare il buono che Nichols ha fatto altrove e di sottolineare, per contrasto, l'impasse in cui s'è infilato in questa occasione.
Nelle argomentazioni dei detrattori del processo, che parlano di unioni contro il volere di Dio e di figli sbagliati, non è difficile sentir riecheggiare, oggi, argomenti di storia recente (negli Stati Uniti la Corte Suprema ha sentenziato da poco il diritto al matrimonio omosessuale), ma Loving non è un film a tesi e Jeff Nichols non è un regista interessato ad anteporre il fatto storico al dramma umano. Al contrario: il suo occhio rimane ancorato alla coppia, e in particolare al personaggio maschile, tanto nei rovesci che nelle schiarite, e il suo piede non esita a premere sul pedale della tensione e della minaccia incombente, anche quando non ce n'è reale necessità.
"Perché correvi a quel modo?" chiede Richard, angosciato, al cognato; "Io corro sempre a quel modo", è la risposta dell'altro, che si potrebbe attribuire a Nichols stesso. La sua consuetudine, però, non sta nella velocità ma nel procedere sgasando col freno a mano tirato, caricando di irrequietezza e paranoia le situazioni che mette in scena. Peccato che in Loving questa maniera del racconto non trovi un terreno adatto, come testimonia la scena-chiave dell'incidente del figlio, che suona stonata per non dire mal ideata tout court.
La comparsa di Michael Shannon, al limitare del tempo utile, fa sperare in un'impennata di cinema, ma resta invece un momento isolato, forse persino parzialmente tagliato al montaggio: un'apparizione che ha l'effetto di ricordare il buono che Nichols ha fatto altrove e di sottolineare, per contrasto, l'impasse in cui s'è infilato in questa occasione.
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2018,
Drammatico,
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