CINEMA TEATRO FILO


MER 24 OTT - ORE 21.00
BIGLIETTO UNICO 6 EURO
LA STRADA DEI SAMOUNI
Regia di Stefano Savona.
Documentario - Italia, Francia, 2018, durata 128 minuti.


Tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009 la striscia di Gaza viene colpita da un violento attacco dell'esercito israeliano: la famiglia Samouni viene decimata, lasciando figli senza genitori. Stefano Savona si reca sul luogo della strage e vi fa ritorno un anno dopo, in occasione del matrimonio di uno dei superstiti della famiglia. I fatti di sangue vengono invece ricostruiti attraverso il contributo dell'animazione di Simone Massi e di una sceneggiatura, basata sulle testimonianze di chi c'era.


C'è un momento, nella ricostruzione delle parti "mancanti" di quanto avvenuto nel gennaio 2009, che colpisce in maniera indelebile l'immaginario dello spettatore.

Il rumore degli spari di fronte al richiamo degli astanti sulla presenza di bambini innocenti, del tutto ignorato dai soldati. Cosa può portare a tanto odio? Cosa può trasformare gli uomini in demoni?

Nella striscia di Gaza ci si è spinti talmente oltre che solo l'allegoria può rappresentare quel che la macchina da presa non ha potuto cogliere. Ricorre infatti a un'immagine del Corano Stefano Savona, quella dell'armata di Abraha, a cavallo degli elefanti, per raccontare l'annientamento improvviso di famiglie, tradizioni e sentimenti. Perché solo il racconto di un'apocalisse può provare a spiegare qualcosa che sfugge alla comprensione razionale, un reset determinato dall'alto, provocato da droni che osservano la vita di un villaggio come fosse una mera coordinata geografica.

Quello del regista palermitano è un lavoro che unisce il coraggio del documentarista, che non si ferma di fronte al pericolo pur di perseguire la propria missione, e l'abilità del narratore, che prova a ricomporre il puzzle della violenza insensata abbattutasi sulla famiglia Samouni, prezioso su molteplici piani di lettura. Seppur di fronte alla barbarie dell'esercito israeliano, infatti, la macchina da presa di Savona mantiene la lucidità necessaria per non cedere alle lusinghe del sentimento di vendetta.

Lo sguardo con cui immortala i tentativi di strumentalizzazione da parte dei fondamentalisti di Hamas, pronti a trasformare i Samouni in martiri post mortem del jihad, ha la stessa fermezza e sobrietà delle immagini che hanno raccontato il massacro. Il ritorno in quei luoghi e il racconto di una festa rappresenta una chiusura su una flebile nota di speranza. Nonostante tutto, benché il mondo sappia dimostrarsi insensato e crudele, la vita continua e prova a seguire il suo martoriato corso. Persino a Gaza, dove i diritti umani da tempo hanno fatto un passo indietro.

(fonte - https://www.mymovies.it)