CINEMA TEATRO FILO

LA MORTE CORRE SUL FIUME
Un film di Charles Laughton.
Drammatico, b/n durata 90 min. - USA 1955.
Con Robert Mitchum, Shelley Winters, Peter Graves, Lillian Gish, Evelyn Varden

Capolavoro segreto del cinema americano, fonte di ispirazione per Scorsese, Malick e mille altri, l’unica regia di Charles Laughton è una fiaba gotica vista dagli occhi di due bambini. Favola oscura, fotografata in un bianco e nero espressionista e visionario, che regala a Robert Mitchum uno dei più grandi personaggi della sua carriera, quello del sinistro predicatore che incombe come un orco sui due piccoli protagonisti indifesi. Un film unico e irripetibile, considerato tale fin dal suo apparire (così la giudicava Truffaut nella sua pronta e acuta recensione), come se fosse destino che lo stesso Laughton non avrebbe più osato sfidare tanta perfezione. Un film, che come nessun altro ha il passo dell’infanzia e in cui la cosa più straordinaria è proprio l’arcano, meraviglioso disegno dei personaggi. Fiaba e thriller, bianco e nero, luci ed ombre, il bene contro il male. Un film di opposti inconciliabili, come quelle parole – ‘love’, ‘hate’ (amore e odio) – che il predicatore ha tatuato sul dorso delle dita. Una delle (tante) immagini indimenticabili di questo capolavoro senza tempo.

Una tale sceneggiatura non è di quelle con le quali si può inaugurare una carriera di regista hollywoodiano e si può ben scommettere che questo film, realizzato nel disprezzo delle elementari norme commerciali, sarà l'unica esperienza di Charles Laughton, ed è un vero peccato. Un peccato, sì, perché malgrado i contrasti di stile, La notte corre sul fiume è un film di grande ricchezza di invenzioni che somiglia a un fatto di cronaca orrendo raccontato da dei bambini piccoli. Malgrado la bellezza della fotografia di Stanley Cortez, l'uomo che illuminò in modo tanto straordinario The Magnificent Ambersons, la regia oscilla tra il sentiero nordico e il sentiero tedesco, si attacca al volo al lampione espressionista dimenticandosi di passare per i chiodi piantati da Griffith.
(François Truffaut)

Si vede bene come il prodigio di La notte corre sul fiume stia nel poterne fare simultaneamente più letture divergenti. Se non ci si ferma all'enunciato della storia, Harry Powell è certamente il personaggio più vicino a noi, il solo davvero simpatico se lo si paragona alla mediocrità degli Spoon, alla stupidità di Judy e di Icey, all'attaccamento autoritario della vecchia, all'ostinazione dei bambini. Lo sentiamo bene a partire dal momento in cui comincia a perdere la partita, cioè esattamente quando la barca dei bambini gli sfugge. Allora un urlo di belva squarcia la notte: questo cacciatore è anche un perseguitato.
(Gérard Lenne)