CINEMA TEATRO FILO

5 GIUGNO 2013 - ORE 21.00
IN VERSIONE RESTAURATA - SPETTACOLO UNICO


INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
Un film di Elio Petri
Poliziesco, durata 118 min. - Italia 1970
Con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Orazio Orlando, Gianni Santuccio, Salvo Randone

PREMIO OSCAR 1970
Miglior film straniero

FESTIVAL DI CANNES 1970
Gran premio della giuria

NASTRI D'ARGENTO 1971  
Miglior regia a Elio Petri
Miglior attore a Gian Maria Volonté

DAVID DI DONATELLO 1970
Miglior attore a Gian Maria Volonté

Il 'dottore', appena promosso da capo della Sezione Omicidi a capo della Sezione Politica, uccide, sgozzandola, l'amante con cui aveva un rapporto sadomasochistico e che, come ha scoperto, lo tradiva con uno studente che appartiene alla contestazione attiva. Invece di cercare di occultare le prove le rende sempre più evidenti, convinto come è che il Potere gli può consentire di continuare ad essere al di sopra di ogni sospetto. Premio Oscar al miglior film straniero più che meritato quello andato a un film che, se risentiva a tratti del clima politico del tempo, ha purtroppo assunto una dimensione sempre più profetica nelle cronache politico-giudiziarie dei decenni successivi. La sceneggiatura, scritta da Petri con Ugo Pirro, mette in scena un uomo tanto apparentemente potente quanto intimamente fragile (l'amante lo taccia di 'infantilismo sessuale'). La scena dell'interrogatorio dello studente resta negli annali del cinema come sintesi di un delirio di onnipotenza di chi, nella confusione più totale e con pretese di cultura, mentre umilia chi ha di fronte si proclama socialista e cita Petrarca. Per un soggetto così complesso e con un finale che avrebbe fatto la gioia di Freud, anche se parte della critica lo trovò confuso, occorreva un attore capace di dare realismo a un coacervo di tensioni psicologiche convogliate su un unico personaggio. Gian Maria Volonté, con la maniacale capacità di immedesimarsi nei ruoli si rivela la scelta più giusta ma lo è anche Florinda Bolkan, attrice assolutamente in grado di incarnare l'ambiguità e, al contempo, portata a una recitazione che non aveva nulla del metodo proprio del suo partner.